Ai miei amati studenti

Monza, 16 dicembre 2018

Non si può pervenire in cima alla montagna senza passare per vie difficili e scoscese; non giungere alla virtù senza che costi assai sforzi e fatiche. Ignorare la strada che s’ha a prendere, mettersi in cammino senza guida, è un volersi smarrire, un mettersi in pericolo della vita.

(Confucio)

 

Ero ancora un ragazzino quando iniziai a scoprire quel meraviglioso mondo chiamato musica. Era per me un balsamo, uno strumento di purificazione dell’anima che mi aiutava a sentire la vita come opportunità. E sprofondai in quell’amabile abisso di bellezza…

Mi avvicinai dapprima allo studio del clarinetto, strumento da cui ho appreso il segreto del respiro in musica, del sonoro soffio vitale. Privato troppo presto del bene più grande per un essere umano, la Madre, trovai nella musica una confidente, una risposta di Dio al mio dolore! Maturai le prime esperienze del fare musica d’insieme nei cori amatoriali, nelle bande, nelle formazioni cameristiche e in alcuni gruppi locali di musica jazz, popolare ed etnica. Un caleidoscopio di sensazioni ed emozioni che tradivano il desiderio di conoscere la musa dei suoni in tutte le sue più profonde accezioni e sfaccettature. E incominciai a conoscere il sacrificio del viaggio per compiere severi studi musicali; mio padre Giuseppe, uomo a cui devo tutto ciò che oggi sono, fu mio costante e fedele alleato in questa corsa per la vittoria. Mi alzavo molto presto per studiare (frequentavo il liceo classico di Sciacca), era necessario un impegno serio e motivato per non rinunciare ad una solida formazione culturale sulla quale potere erigere il mio sogno. Dapprima il viaggio si espresse in un raggio contenuto consentendomi financo di non abbandonare un’altra passione che mi avviluppava e che mi ha consentito di conoscere il significato della parola “squadra”: la pallavolo! La musica e lo sport ancelle degli stessi principi: la regola e il divertimento. Giocare e suonare, due verbi che si confondono fino a trovare perfetta aderenza in altre lingue! Poi i viaggi cominciarono a diventare sempre più lunghi e ardui.

Nel frattempo le mie mani iniziavano a portare i segni di un’insolente malattia, una dermatite da contatto che mi costrinse a cure specialistiche e, persino, a utilizzare dei guanti in lattice per impedire alle dita il contatto diretto con le chiavi del clarinetto. Ma la volontà di terminare gli studi era più grande di qualsiasi difficoltà e, allora, mi prefissai l’obiettivo di conseguire il diploma come prova di dedizione estrema. Mi diplomai in clarinetto nel 1995 presso il Conservatorio “A. Scontrino” di Trapani. Da allora suonai lo strumento solo in occasione dei matrimoni delle mie due sorelle e di mio fratello.

Ero consapevole che questa dura prova costituisse la premessa ad una nuova avventura e intrapresi, allora, una nuova via che si intersecava in qualche modo con quella precedente: la composizione. Comprendere il funzionamento di quel “giocattolo” che tante gioie mi aveva procurato, svelare i segreti di un’arte sublime e affascinante rappresentavano uno stimolo ineludibile. Avevo imparato a “parlare la musica” ma adesso era tempo di conoscere la grammatica dei suoni, l’armonia che governa la sintesi tra di essi, la lingua della musica. Mi avevano affidato la direzione di un coro polifonico costituitosi nella mia città natale; ero inesperto e troppo consapevole dei miei limiti e decisi, pertanto, di seguire, presso il Conservatorio di Palermo, unitamente al corso di “Composizione” anche quello di “Musica corale e direzione di coro”. Nel frattempo non avevo disconosciuto il valore e l’importanza di una preparazione umanistica che facesse da humus alla mia azione conoscitiva. Mi iscrissi alla facoltà di Lettere e filosofia per seguire il corso di laurea in lettere classiche. Ebbi così modo di esplorare campi di indagine a me nuovi e di unire tale scoperta all’approfondimento delle discipline musicologiche (Storia della musica, Estetica musicale, Etnomusicologia).

Il mondo della scuola mi affascinava e volli fare delle esperienze per maturare la coscienza e la consapevolezza della trasmissione del sapere. Ho ricoperto i ruoli di formatore nei corsi rivolti ad alunni della scuola primaria e secondaria di I e II grado. Ho insegnato canto corale, educazione musicale e clarinetto. Quanti volti i miei occhi hanno incrociato, quanti giovani si sono fidati di me e dei miei consigli, quanti genitori mi hanno sostenuto e incoraggiato! Tutto questo ha fatto di me un insegnante sul campo, un docente che ha vissuto le debolezze, le aspirazioni, le unicità dei suoi alunni. Era necessario, però, dare autenticità e valore a questa esperienza e strutturarla in un percorso formativo che mi permettesse di acquisire le strategie metodologiche e le abilità professionali imprescindibili per essere ancora più efficace: per questo mi iscrissi anche al corso di “Didattica della musica”. La mia vita era ormai completamente dedicata alla musica e allo studio “matto e disperatissimo”! Come in un grande crescendo stavo attraversando stati dinamici progressivamente più acuti per giungere all’agognato apice: il corso di direzione d’orchestra! Avevo nel frattempo conseguito il diploma in “Musica corale e direzione di coro”. Quanto imparai dalla conoscenza dell’arte nobile del contrappunto vocale! Avevo consegnato un bagaglio di competenze ai futuri traguardi: la chironomia, la legge della mano e la scrittura del gesto compositivo attraverso il segno. Il coro era diventato per me un esempio indiscusso di comunità ideale dove regnavano amore, rispetto delle regole, mutua assistenza, condivisione e dedizione incondizionata alla musica considerata quale bene supremo. Capii che il clarinetto era insigne emulatore dello strumento primigenio e puro per eccellenza: la voce umana. Ma quanti e quali misteri si annidavano in essa! Il suo funzionamento interno era tutto da scoprire, da svelare. Sentii il bisogno di condividere i miei dubbi con chi serviva la voce e ne curava la bellezza: direttori di coro, preparatori vocali, cantanti solisti e artisti del coro, attori, logopedisti, foniatri e otorinolaringoiatri. Chi avrebbe mai pensato che proprio un otorinolaringoiatra sarebbe diventato il padrino di battesimo del mio amato figlio Lorenzo?

Lo studio era sempre più impegnativo e i sacrifici pari al desiderio di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Lo studio del pianoforte diventò per me il simbolo di questa lotta: iniziai a studiarlo a 18 anni per il campo disciplinare di “Lettura della partitura”. Eravamo in pochi, non pianisti, ad avere avuto il coraggio di intraprendere questa scalata quasi impossibile. Purtroppo col tempo i miei compagni di viaggio abbandonarono il sentiero mentre io, forse perché rafforzato dal dolore e motivato dai risultati già raggiunti, mi ostinai a non cedere il passo allo scoramento. Grazie al pianoforte ho capito quanto l’amore possa essere fecondo quando nutrito da un sentimento onesto e determinato. La compresenza del bianco e del nero, nella tastiera del pianoforte, mi ricordava l’alternanza nella vita della luce e del buio; ma col tempo ho imparato a riconoscere la luce di quei tasti neri, il colore unico di certe tonalità solo apparentemente lontane!

Il 2006 fu un anno indimenticabile perché conseguii nella stessa sessione di esame i diplomi in “Didattica della musica”, “Composizione” e “Direzione d’orchestra”. Una particolarità di certo è la data di conseguimento di quest’ultimo diploma, il 25 luglio, perché sarebbe coinciso nove anni più tardi col giorno del mio matrimonio con la mia adorata moglie Francesca. Fu un’impresa titanica che mi costrinse oltre che all’impegno intellettivo e creativo anche allo sforzo fisico per via delle dure prove di clausura che dovetti affrontare. Fu la consacrazione finale di un periodo della mia vita, quello in cui mi ero dedicato senza esitazioni né risparmio alla mia formazione di base; mi aspettava un nuovo ciclo di esperienze assolutamente funzionale al proseguimento del percorso iniziato.

Volevo capire davvero se e quanto valessi. Per questo decisi di confrontarmi a livello internazionale presso una delle Istituzioni musicali più prestigiose al mondo: l’Universität für Musik und darstellende Kunst di Vienna. Dopo avere vinto il concorso finale interno ad una masterclass, fui ammesso al corso di alto perfezionamento post laurea in direzione d’orchestra nella classe del Maestro Mark Stringer, già assistente di Leonard Bernstein. Vienna, con la sua eleganza e il suo profumo d’arte, ha rappresentato per me una tappa fondamentale di questo viaggio. Ho capito quanto la mia preparazione, nonostante fosse stata battezzata col massimo dei voti, necessitava di ulteriori approfondimenti, di nuovi stimoli capaci di farmi fare quel salto di qualità a cui aspiravo. Ho conosciuto colleghi eccezionali, che oggi ricoprono ruoli importanti presso rinomate orchestre o fondazioni lirico-sinfoniche, e ho avuto la fortuna di ricevere una formazione da parte di docenti di altissimo profilo internazionale. Indimenticabile fu la masterclass tenuta all’Università viennese dal Maestro Fabio Luisi (già direttore della Staatskapelle di Dresda, dei Wiener Symphoniker e del Metropolitan di New York) per la quale fui scelto, in rappresentanza della mia classe, come allievo effettivo per dirigere proprio la stessa sinfonia concertata in occasione del mio diploma al Conservatorio di Palermo: la Sinfonia n. 1 “Primavera” di Schumann. Ho conosciuto la storia di una città straordinaria che accolse il genio di Klimt e Freud, ho scoperto i suoi tesori e vissuto i luoghi dove compositori quali Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Schönberg hanno segnato l’evoluzione del linguaggio musicale.

Ma la nostalgia e il richiamo della mia terra erano radicati in me. Volevo mettere a disposizione dei miei studenti il sapere conquistato e maturato. Negli anni di studio a Vienna avevo già ottenuto l’incarico di docente di Esercitazioni corali ed orchestrali presso l’ISSM “Toscanini” di Ribera (AG) dove ho svolto servizio fino al 2014. Anni intensi e indimenticabili in cui ho fortificato la mia esperienza professionale e acquisito competenze e abilità. Un laboratorio professionale che è stato il naturale preludio all’incarico di docenza presso il Conservatorio “A. Scontrino” di Trapani.

Il 16 dicembre 2014 ho ricevuto il primo incarico presso il Conservatorio di Trapani e dopo quattro anni ho finalmente ottenuto l’immissione in ruolo. Nonostante io viva a Monza ho scelto convintamente il Conservatorio di Trapani come mia sede di titolarità perché a Trapani ho raggiunto quella perfetta letizia figlia del connubio indissolubile tra docente, studenti e Istituzione. Tornare da docente nel Conservatorio dove tutto ebbe inizio ha avuto per me un sapore davvero inaudito. La prima volta che entrai nell’aula di coro dedicata al compianto Maestro Giancarlo Bini ho avvertito un interminabile brivido che non dimenticherò mai. L’aula di coro è ubicata proprio accanto all’aula dove frequentavo le lezioni di clarinetto. Ritrovarmi collega dei miei insegnanti di allora è motivo di indescrivibile gioia, una sensazione privilegiata. Ho vissuto un viaggio ciclico che mi ha riportato alle radici affidandomi un compito nuovo, parallelo a quello che ricoprivo da studente. A Trapani ho costruito una nuova famiglia insieme ai miei amati studenti. Abbiamo, giorno dopo giorno, alimentato il fuoco sacro del NOI, condiviso gioie e speranze, contribuito alla crescita musicale del territorio, servito la società civile, diffuso la musica corale, promosso la cultura della legalità, ricordato l’enorme eredità lasciataci dal grande Maestro Bini.

Ho deciso di scrivere questa lettera dedicata ai miei studenti affinché possano in essa trovare uno stimolo e un incoraggiamento a perseguire con determinazione i loro sogni. Bisogna imparare a trasformare il dolore in un fiore e a non cedere mai allo sconforto anche quando tutto sembra stridere rispetto ai nostri desideri. Io ce l’ho fatta perché dentro il bagaglio che ho sempre portato con me, in questo lungo viaggio, ho messo tre cose fondamentali: il sorriso di mia Madre Lorenza, il sostegno della mia Famiglia e l’amore per la Musica!

Quest’estate ho desiderato premiare i miei studenti facendo vivere loro un’esperienza unica: una masterclass per coristi e direttori di coro tenuta dai maestri americani Jerry Blackstone, Professore emerito presso l’Università del Michigan vincitore di due Grammy Awards, e Jonathan Hirsh, docente di Esercitazioni corali e orchestrali presso lo Smith College di Northampton (MA). Ho cercato solamente di restituire ai miei studenti tutto l’amore ricevuto. Porto con me i loro insegnamenti ognuno dei quali ha una cifra autentica: fiducia, stima, dedizione, sincerità, rispetto, amore. Ho raccolto più di quanto meritassi solo perché ho fatto il mio dovere. Il 3 dicembre gli studenti mi hanno fatto dono di un dipinto su tela, opera dell’artista Manuela Marascia, e di una foto quadro in ricordo della masterclass estiva. Ringrazio di cuore tutti coloro i quali hanno contribuito mostrando grande sensibilità e generosità. La foto è stata già collocata all’interno dell’aula accanto a quella che ricorda il Maestro Bini. Continua così l’opera di chi ha creato le premesse perché a Trapani tanti giovani potessero innamorarsi del canto e guardare al coro come ad una palestra di vita, luogo di incontro privilegiato tra anime impegnate nella ricerca della bellezza.

Con stima, affetto e gratitudine,

Vostro Antonio Giovanni Bono

 

2 Risposte a “Ai miei amati studenti”

  1. Carissimo Maestro Antonio, ho letto questa lunga ma accattivante lettera con grande gioia, per me è stato un grande onore averti per maestro, aver condiviso grandi momenti insieme a te e ai colleghi che ben hai saputo guidare. Se ne potrebbe fare un film. Ti vogliamo un sacco di bene. E ti auguriamo un futuro ancora più pieno di soddisfazioni e tanta serenità familiare. Un abbraccio a te, Francesca e Lorenzo.

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